domenica 13 aprile 2008

Gualberta Alaide Beccari e La Donna di Laura De Cristofaro

Voce dotta, pensieri puri, fieri, ardenti «La Donna».

«La Donna» rivista femminile che ha visto la luce il 12 Aprile del 1868. Sulle scene avanguardiste per circa vent’anni. Colei che ha promosso e diretto questo esemplare di lotta ed emancipazione femminile fu Gualberta Alaide Beccari, nata a Padova nel 1842, in una famiglia di mazziniani repubblicani.

Contesto storico

Lo scenario è quello dell’Italia che cambia, di un paese che diventa democratico e industriale. È il tempo del Risorgimento culturale e artistico, unito al cammino dell’emancipazione e affermazione dell’universo femminile


L’insegnamento repubblicano ricevuto dal padre fu un aspetto fondamentale per la crescita e la formazione di Gualberta, perché basato sull’istruzione e l’educazione.
Fu proprio con finalità pedagogiche e di formazione delle giovani, che venne ideata e realizzata questa rivista, organo di lotta democratica che intese il rinnovamento morale delle donne come una necessità prioritaria per il rinnovamento del giovane Regno d’Italia.

Per i tempi in cui queste donne rivoluzionarie contribuirono a scrivere un nuovo capitolo della storia, dovettero rischiare, azzardare, in una lotta d’avanguardia, nuova, prorompente, dimostrando grande coraggio, a volte anche spirito di abnegazione e profonde capacità professionali nel promuovere il loro impegno.


Gualberta si circondò di molte collaboratrici, le prime giornaliste, e con esse affrontò temi tra i più forti, tra i più “scomodi”, che spaziavano dai diritti della donna ai valori come l’uguaglianza universale e l’umana redenzione, e poi ancora il divorzio e la prostituzione. Molto spesso si affrontavano questi argomenti, in cui l’ispirazione mazziniana dava forma agli scritti, scegliendo

La Beccari si rifà all’insegnamento di Mazzini, secondo il quale ogni uomo nella società ha uguali diritti e doveri che si compenetrano, sono un tutt’uno

come modello l’epistola, la corrispondenza: la Beccari rispondeva a ogni mittente, analizzando il problema proposto, dandone una visione d’insieme e rifacendosi all’insegnamento mazziniano, secondo il quale ognuno nella società ha dei diritti e dei doveri che non sono a sé stanti, ma si coniugano formando un uomo giusto e un onesto cittadino, che lavora e si sacrifica per i propri principi e ideali.


Un altro riferimento della Beccari al Mazzini, che si scorgeva nelle sue pagine costellate di grandi valori, fu la visione mistica e religiosa della vita: una religiosità laica, basata su uno spirito di servizio mosso da un’azione tenace e proficua, che spesso si concretizzò in petizioni e raccolte fondi a favore della lotta.

Questa rivista diede modo di crescere professionalmente e di formarsi nel campo delle lettere a molte giovani, che iniziarono a pubblicare le loro timide opere poetiche e le loro prime pagine di letteratura. Cosa che prima era solo appannaggio degli uomini, ai quali diedero prova di non essere da meno, di essere altrettanto capaci di lasciare sulla carta la loro fantasia, i sentimenti, la loro condizione, i loro valori, la vita, amalgamando magistralmente il tutto con il loro vissuto storico.

Alaide osò entrare come protagonista nella società, sfidando gli uomini, occupandosi dei principali fatti politici della sua epoca, in cui si poteva già assaporare quel nuovo, deciso gusto unitario nazionale. Argomento principale di questo genere di articoli fu un’ampia condanna della politica di stampo imperialista di Francesco Crispi, ex mazziniano che, convertitosi alla monarchia, aveva infranto la fiducia di una fervente mazziniana.

Contesto storico

I movimenti politici socialisti, attivi ormai in tutta Europa fin dalla seconda metà del XIX secolo, capirono che le donne avevano bisogno di essere politicamente educate e combatterono ben presto al loro fianco

Questa giovane dalla vita intensa, che ha dato forma, contenuto e splendore ai suoi principi grazie alla rivista, stendardo facinoroso di uno spirito che ha il nome di donna, ha dovuto combattere contro avversari e accusatori annidati nelle fila dei reazionari liberal-conservatori e cattolico-clericali. Questi ultimi fermi nella convinzione che tutto ciò nasceva con lo scopo di traviare e corrompere dal proprio ruolo naturale le donne, dedite alla famiglia e alla casa, alla cura dei figli e dei mariti.


Nel 1890, la rivista «La Donna» di Gualberta Alaide Beccari cessa di esistere a causa del declino psico-fisico della giornalista, che presto morì.
Si spegne così, nel 1906 a Bologna, la vita di una donna saggia e laboriosa, che ha cercato sempre di dare lustro alla condizione del “gentil sesso”, promuovendo il sapere e la cultura per le donne, lei stessa segno vivente che quando si possiede una buona ricchezza morale, culturale e si conosce il sacrificio, chiunque può agire bene e con i migliori risultati, che si può arrivare ovunque si desideri con fermezza e coraggio.
Ha dimostrato con la sua esperienza che forse “l’inferiorità” risiedeva nel fatto di non averci provato prima.

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