martedì 15 dicembre 2009

“Longitudine”



Un libro e una fiction raccontano una storica impresa della scienza

di Sergio D’Amico

Oggi, se vogliamo sapere dove ci troviamo, abbiamo i GPS, che ci rispondono subito, con un errore massimo di pochi metri. La cosa ci appare semplice. Ma non è sempre stato così. Fino a pochi secoli fa, soprattutto in mare, ci si poteva perdere, e rischiare di morire per inedia, o naufragando contro gli scogli.


Per questo motivo, nel 1714, il Parlamento britannico istituì un premio di 20mila sterline (10 milioni di euro attuali) per chi avesse scoperto come determinare la longitudine di una nave nell’oceano. Questo fondamentale evento nella storia della scienza e della navigazione è divenuto recentemente oggetto di un romanzo di successo e di uno sceneggiato televisivo.

Un arduo dilemma

Nel diciassettesimo secolo, con l’incremento progressivo dei viaggi oceanici, si pose, con drammatica urgenza, la questione di come determinare, con semplicità e sicurezza, la posizione di una nave in qualunque luogo sulla superficie terrestre. Tale problema, che consisteva nel determinare le due coordinate geografiche, latitudine e longitudine, presentava differenti gradi di difficoltà. Infatti, mentre per determinare la latitudine (la distanza dall’Equatore) bastava misurare l’altezza del Sole sull’orizzonte, conoscendo la data, per definire la longitudine (la distanza dal meridiano di riferimento, cioè la linea che unisce il Polo Nord con quello Sud, perpendicolare all’Equatore) non esisteva un metodo così elementare.

Due possibili soluzioni

Famosi astronomi, come Galileo, Cassini, Huygens, Newton e Halley, avevano cercato invano una soluzione, pensando che questa potesse risiedere nella misura delle posizioni dei corpi celesti, come la Luna, le stelle e i satelliti di Giove. Tuttavia, fu un orologiaio autodidatta, l’inglese John Harrison, stimolato dall’ingente premio in palio, a realizzare un cronometro, in grado di segnare sempre l’ora esatta, anche in presenza dei continui movimenti di una nave in alto mare. Di conseguenza, bastava che ogni nave fosse equipaggiata con un cronometro, regolato sull’ora del meridiano di Greenwich: un semplice confronto con l’ora locale avrebbe istantaneamente fornito la longitudine della nave.

Due grandi attori per due vicende umane

Nel 1999, la storica della scienza Dava Sobel pubblicò il romanzo “Longitude” (“Longitudine”, tr. it.), dove narrò la storia avventurosa dei quarant’anni di sforzi che furono necessari a Harrison non solo per costruire e perfezionare quel cronometro, ma per persuadere la comunità scientifica dell’efficacia del suo metodo. Visto il successo del libro, l’anno successivo la BBC realizzò una fiction, dove sono raccontate parallelamente le vicende umane e professionali di Harrison (interpretato da Michael Gambon) e di Rupert Gould (Jeremy Irons); colui che, due secoli più tardi, restaurò il cronometro originale. In entrambi i casi, va riconosciuto il merito di essere riusciti a prendere un argomento, di per sé ostico e specialistico, come soggetto per un’impresa narrativa; ottenendo un risultato sostanzialmente gradevole.

Approfondimenti

Bibliografia

- M. Cavedon, “Astronomia e navigazione”, in “Astronomia, alla scoperta del cielo”, vol. 5 Armando Curcio Editore, 1982.
- D. Sobel, “Longitudine”, BUR, Collana “La Scala”, 1999.

Sitografia
- Longitude, in The Internet Movie Database.
Pubblicato da Ripensandoci