giovedì 22 maggio 2008

Su Hitler di Genna (Mondadori 2008)

Tutto nasce da una contrazione: lo spazio del senso si costruisce sull’abominio del fraintendimento, della confusione, della non chiarezza. La costruzione del tempo, la definizione e lo sviluppo degli eventi all’interno della sua dimensione, viene a essere scandita dal ritmo del vuoto, assoluto, senza centro né principio, dove tutto può essere definito, scomposto, ri-definito secondo logiche che non appartengono alle nostre grammatiche. Due elementi, due categorie che nel libro di Giuseppe Genna, Hitler, già solo nella titolazione scuotono e annichiliscono. Già … perché rievocare certi episodi, o il solo pensare a certi simboli, passare in rassegna anche solo mentalmente certi nomi, che hanno disegnato una strategia dell’orrore nella Storia, fa sudare freddo, fa tremare i polsi. La storia la conosciamo un po’ tutti: il nazismo (sintesi semantica di nazional-socialismo) sale al potere in Germania nel 1933 ad opera di Adolf Hitler. Chiuderà il suo regno del caos nel maggio 1945, lasciando alle spalle scie interminabili di sangue, corpi smembrati, identità stuprate, sodomizzate, affetti strappati, lacerati dalla forza dell’odio, smisurato, smodato. Il programma è quello teorizzato tra le pagine di un libro che nella sola Germania di quegli anni ha venduto più della Bibbia: il Mein Kampf. Eliminazione meccanica, asettica, puntuale, fisica sia di avversari politici che di altre persone appartenenti a categorie ritenute inferiori o dannose per la società dell’homo superior, quello ariano, puro di sangue, di spirito, di moralità. I sotto-uomini sono gli ebrei, gli slavi, gli omosessuali, i portatori di handicap e i ritardati mentali (definiti nel complesso con l'aggettivo Untermenschen, cioè sub-umani). Ostacoli da togliere di mezzo per la costruzione del Lebensraum: lo spazio vitale sul mondo, globale. Due i dati principali da tenere ben saldi in mente per seguire Genna nella sua operazione di posizionamento della Storia, di questa parte maledetta della storia dell’umanità, nel suo incedere per errori ed orrori, quelli militari, etici, sociali, politici: Lambach (Austria), marzo 1897 e Berlino (Germania), maggio 1945. Nulla di nuovo dunque, libri su questi argomenti se ne sono scritti, e continuano a uscirne. Il libro di Genna ha qualcosa di particolare, unico, per cui vale la pena andarlo a comprare, leggere, tenere nella propria biblioteca. Un’opera che ti fa venir voglia di scrivere a Giuseppe Fioroni dicendogli che questo libro lo deve far adottare nelle scuole, come libro di testo, come lettura consigliata, che i corsi di Storia Contemporanea negli atenei italiani devono, assolutamente devono prevedere una lettura di questo tipo, che lo si deve leggere ai propri figli perché imparino, che lo si deve consigliare ai nostri politici perchè imparino a vedere. Hitler di Genna, non è un libro di storia, non è un saggio, non è un’opera di narrativa … è tutto questo insieme, nella forma più equilibrata, gustosa, mai eccessiva che fa di Giuseppe Genna un grande scrittore e un attento studioso. In questo libro c’è tutto, ma proprio tutto il nazismo, tutta la seconda guerra mondiale, financo la ricercatezza, il lusso si è preso Genna, di attingere alle fonti storiografiche della meta-storia di quegli anni, alle sue fonti occulte, superando un suo illustre predecessore come Robert Harris e il suo Fatherland: e dunque accanto a nomi accreditati tra le pagine dei più austeri e severi manuali di storia come Hess, Goebbels, Rommel, troviamo il mago Erik Hanussen, Von Liebenfels. Esoterismo, occultismo, perché Hitler ha voluto anche questo, sfruttare le forze occulte, paranormali: nel suo Nido dell’Aquila, aveva più di 18.000 volumi su qualsiasi branca della magia, dello spiritismo, materiale ghiotto per le SS Ahnenerbe corpi armati creati con lo specifico compito di recuperare l'Eredità Ancestrale e che vide tra i suoi componenti esperti come Otto Rahn incaricati di cercare il Santo Graal non solo in Tibet ma anche in altre regioni del mondo per entrare in contatto con i "Maestri Segreti", le entità superiori che comunicavano telepaticamente con la Blavatsky e che quest'ultima sosteneva abitassero nella regione Himalayana, probabilmente tra Tibet e Nepal. Si parla di Lancia del Destino: nella tradizione cristiana, la Lancia del Destino (nota anche come Lancia Sacra o Lancia di Longino) è la lancia con cui Cristo fu ferito al costato dopo la crocifissione. Nel più antico riferimento a questo episodio, che si trova nel Vangelo di Nicodemo, a colpire Gesù fu un centurione di nome Longino. La Lancia del Destino svolge un ruolo importante nella mitologia del Graal e, di conseguenza, nel ciclo arturiano, in cui viene identificata, con l'arma che ha ferito anche il Re Pescatore. Per Hitler è lo strumento del Potere assoluto, metapsichico, sulle cose, sulle persone, sui popoli. Vedetevi Constantine con Keanu Reeves, sotto la magistrale direzione di Francis Lawrence o HellBoy di Guillermo Del toro. E che dire poi del fatto che si citi nel libro l’orrorifico “raggio della morte”, su cui diversi studiosi si sono prodigati nel cercare di reperire progetti, studi, resoconti di esperimenti. Mancherebbe, per completare in maniera totale, onnicomprensiva, quest’opera, un riferimento ai prototipi ( o veri e propri) di dischi volanti appartenenti alla Luftwaffe ( …che i nazisti fossero entrati in contatto con razze aliene e avessero intrapreso con loro fattivi rapporti di collaborazione? Degno di nota in merito, il volume di Joseph P. Farrell , Hitler, i dischi volanti e le altre super-armi del Terzo Reich, Profondo Rosso edizioni, Roma, 2007 - ndc). Si respira anche questo tra le pagine di Hitler. La scrittura di Genna si fa dunque scena, scenografia, coreografia, mastodontica rappresentazione di un uomo che non era soltanto paranoico, undinico, abulico … era il vuoto che prendeva fisicità, e che soltanto nel polarizzare negativamente il suo esserci costruiva e realizzava se stesso, vinceva se stesso e la realtà. Naturalmente quanto costruito distopicamente dallo stesso Hitler, non ha visto solo una con-partecipazione massivo-passiva di un popolo, di una intera nazione, che ha affidato i suoi denari a un esaltato … di punto in bianco. Oggi diremmo che Hitler abbia usufruito di finanziamenti illeciti da parte di un personaggio obliquo della grande economia mondiale di quegli anni: Henry Ford. In parole povere … Genna ha scritto un capolavoro!
di stefano donno

domenica 18 maggio 2008

Ermeneutica e politica di Sandro Ciurlia





Fassino dalla De Filippi, il ministro Martino novello Maverick in Top Gun, Alessandra Mussolini, littoria in passato nell’esposizione dei suoi generosi seni su riviste patinate. La poltica oggi è nient’altro che un mediocre Reality Show dove l’oscenità dell’apparire ad ogni costo, l’esibizione del privato off-limits, lo scandalo senza se e senza ma, regna sulla serietà, la professionalità, il rigore (oddio che parolone!) e ogni cosa fa brodo per ottenere consenso, per far aumentare gli ascolti. Certo meglio lo scontro epocale tra Miss Clinton e Barack Obama, che l’esibizioni da circo di buona parte della nostra classe politica dirigente. Certamente la crisi delle ideologie, la scomparsa delle identità politiche, oltre a essere già luoghi comuni, obiettivamente hanno creato confusione, e inutili perdite di tempo nella ricerca di idee e programmi che il più delle volte si sono dimostrati non solo inefficaci, ma privi di una loro originalità, quasi che un isterico desiderio di novità si sia impossessato delle coscienze della leadership nostrana.

Il libro di Sandro Ciurlia dal titolo “Ermeneutica e politica”, piuttosto agevole e di gradevole lettura (ma questo non induca a pensare che si tratti di un lavoro leggero e privo del rigore necessario che lo rende densissimo di spunti di riflessione) ha la sua utilità nell’essere una vera e propria bussola che aiuta il viaggiatore a comprendere qual è la giusta direzione per non lasciarsi abbindolare dai tanti furbetti dell’ultima ora che spesso abusivamente occupano le colonne dei più prestigiosi quotidiani nazionali, le lucide e sbrilluccicanti poltrone di Porta a Porta, e che puntualmente dimostrano con le loro parole e i loro fatti che a tutto pensano fuorchè all’interesse del cittadino. E dunque Ciurlia parte da un desiderio di proporre una base di analisi che parta da una serie di elementi che la politica attuale, pare abbia dimenticato: il procedere scientifico nell’ambito della stessa Scienza Politica (ovvero un percorso seguito dagli studiosi del settore al fine di raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile, attraverso la raccolta di evidenza empirica e misurabile attraverso l'osservazione e l'esperimento. Leggiamo a pag. 129: “ Dunque, vanno colte regolarità e variazioni del comportamento umano; va perseguita la weberiana Wertfreiheit, per separare la valutazione individuale – soggettiva e potenzialmente fallace – dal giudizio oggettivo, fondato su dati di fatto; vanno considerati i risultati cui giunge la scienza politica come parte integrante della vita sociale, per effettuare un’operazione di costante monitoraggio delle emergenze politico-sociali con le quali i governi delle nazioni sono tenuti a confrontarsi”); riprendere il possesso del vero significato del termine ermeneutica (“L’Ermeneutica rimane una tecnica che educa al confronto. Vale come una sintesi del passato e come un investimento per l’avvenire” - pag. 92); la necessità dell’attenzione allo scambio aperto di vedute, al quotidiano e alla persona come impegno normativo, etico, sociale, intellettuale che valuti e tenga sott’occhio tutta l’ampiezza dell’umanità concreta dalla più umile alla più agiata condizione materiale, perché venga a crearsi una doppia corrispondenza gestionale di informazioni tra vertice e base; l’apertura alla critica e all’autocritica (nella saggistica letteraria a tal proposito si legga il bellissimo saggio di Alfonso Berardinelli pubblicato da Einaudi dal titolo “Poesia non poesia”) indispensabili elementi genomatici dell’homo politicus novus.

Nel volume di Ciurlia dunque troviamo proposta un’alternativa alla tradizionale concezione dell'ermeneutica quale metodo basato solo sull'uso dell'ipotesi e non come struttura sistemica della comprensione che apre e costruisce l’orizzonte del futuro, vengono analizzati i più interessanti passaggi dell'ermeneutica contemporanea (in particolare nella versione proposta da Gadamer,ma trovano posto anche Ferraris, Riceour, Palmer, Barman, solo per citarne alcuni), vengono evidenziati i tanti punti oscuri e deboli della tradizione filosofica dell’ermeneutica contemporanea, e le numerose suggestioni che l'ermeneutica riesce ancora a fornire. Questo nella I Parte del volume. La Parte II de libro, offre al lettore un'idea di ermeneutica non solo come stile di pensiero, fondato su un modello di ragione finito e fallibile, ma strumento fenomenologicamente operazionale produttivo di norme, che fa i conti con l’assoluta caoticità dell'esperienza, della realtà, che sembra diventata ormai un ostacolo insormontabile per l’ermeneuta al fine di comprendere cosa c’è veramente sotto i dogmi e i principi assoluti. Sandro Ciurlia sembra poi volerci dare un ulteriore suggerimento, forse una provocazione quasi a volerci a bassa voce sottolineare il fatto che ormai le regole che governano la produzione politica sui media sono certamente più impegnative di quelle che governano i testi politici, e che a un vero politico una sfida del genere non dovrebbe assolutamente dispiacere!


Sandro Ciurla è ricercatore di Storia delle dottrine politiche presso l'Università di Camerino. Ha fondato, nel 1998, "Arché, Rivista di filosofia". Collabora con numerose riviste nazionali di filosofia e di cultura storico-politica. Di recente, ha pubblicato su Leibniz: Antonio Corsano e la filosofia analitica: il pensiero giovanile di Leibniz (Galatina, Congedo, 2002) e Unitas in varietate. Ragione nominalistica e ragione ermeneutica in Leibniz (Galatina, Congedo, 2004); Diritto, Giustizia, Stato. Leibniz e la rifondazione etica della politica (Lecce, Pensa MultiMedia, 2005)




Sandro Ciurlia, Ermeneutica e politica – L’interpretazione come modello di razionalità, Edizioni Il Prato, collana iCentotalleri, pp. 216.

giovedì 15 maggio 2008

Nati per leggere

da: www.natiperleggere.it

Amare la lettura attraverso un gesto d'amore: un adulto che legge una storia. Ogni bambino ha diritto ad essere protetto non solo dalla malattia e dalla violenza ma anche dalla mancanza di adeguate occasioni di sviluppo affettivo e cognitivo. Questo è il cuore di Nati per Leggere. Dal 1999, il progetto ha l'obiettivo di promuovere la lettura ad alta voce ai bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni.
Recenti ricerche scientifiche dimostrano come il leggere ad alta voce, con una certa continuità, ai bambini in età prescolare abbia una positiva influenza sia dal punto di vista relazionale (è una opportunità di relazione tra bambino e genitori), che cognitivo (si sviluppa meglio e più precocemente la comprensione del linguaggio e la capacità di lettura); per di più si consolida nel bambino l'abitudine a leggere che si protrae, poi, nelle età successive anche grazie all'imprinting precoce legato alla relazione.
Nati per leggere, è promosso dall'alleanza tra bibliotecari e pediatri attraverso le seguenti associazioni:

L'Associazione Culturale Pediatri - ACP che riunisce tremila pediatri italiani con fini esclusivamente culturali

L'Associazione Italiana Biblioteche che associa oltre quattromila tra bibliotecari, biblioteche, centri di documentazione, servizi di informazione operanti nei diversi ambiti della professione

Il Centro per la Salute del Bambino - ONLUS, che ha come fini statutari attività di formazione, ricerca e solidarietà per l'infanzia.


da: nati per leggere Piemonte

L'amore per il libro nasce e cresce in famiglia

Come creare le condizioni ambientali perché la lettura diventi attività gradita a grandi e piccoli
  • Scegliere un angolo della casa particolarmente confortevole e tranquillo in cui l'illuminazione e gli arredi favoriscano un atteggiamento morbido e rilassato. Bastano una sedia o una poltrona comoda, o un angolo di pavimento coperto da un tappeto e qualche cuscino (ricordare che il pavimento è superficie graditissima al bambino...) È importante che l'angolo prescelto diventi, nel tempo, il luogo della lettura e segnali quindi l'ingresso in uno spazio ricco di intimità, di fantasia e di affetto. Le posizioni della lettura sono tante quanti sono i lettori, ma quando si legge con un bambino piccolo occorre tenerlo in braccio (o molto vicino) e fargli capire che leggere con lui è un po' come fargli "le coccole".

  • Scegliere un momento (o meglio ancora, più momenti) della giornata in cui è possibile, per il bambino, concedere una pausa all'inesausta attività fisica (dopo i pasti, dopo il bagnetto, prima del sonnellino, durante uno spuntino ecc.)

  • Eliminare, per quanto è possibile, le fonti di rumore o di distrazione (spegnere la TV, attenuare le fonti luminose, evitare le intrusioni di altre persone, gli inopportuni squilli di telefoni cellulari e non, ecc)

  • Rendere la lettura un evento quotidiano, atteso e desiderato. Instaurare questa abitudine non è sempre facilissimo: più tardi si comincia, più è difficile. È necessario non scoraggiarsi per eventuali insuccessi e pur senza assumere atteggiamenti autoritari, dare per scontato che prima o poi il bambino si lascerà conquistare.

  • Tenere a disposizione del bambino molti libri e lasciare che sia lui a scegliere quello da leggere. È bene che i libri siano tenuti in un cestino o in una scatola posta nell'angolo della lettura in modo che il bambino possa facilmente raggiungerli

  • Abituarsi a frequentare la biblioteca per aumentare la disponibilità dei libri. Spesso gli adulti hanno qualche riserva nel prendere a prestito libri per un bambino di pochi anni. Temono, in particolare, che il piccolo li tratti con troppa disinvoltura e li danneggi. I libri proposti ai bambini sotto i tre anni, tuttavia, sono fatti di materiale molto robusto, sono lavabili e resistono a molti maltrattamenti. Se qualche danno si produce non è cosa irreparabile e si può contare sulla comprensione dei bibliotecari. È importante insegnare ai bambini il rispetto per i libri, ma ancor più importante è far crescere in loro un senso di amicizia, di famigliarità e piacere offrendo libri che rispondono (e resistono) alle legittime necessità di manipolazione.

  • Ricordare che oltre agli angoli e ai momenti "ideali" per la lettura esistono altri angoli e altri momenti della giornata in cui la lettura può essere utilmente proposta: i luoghi e i tempi delle attese (durante gli spostamenti, in coda al supermercato o all'ufficio postale, nelle sale d'aspetto di uffici e studi medici, ai giardinetti, mentre si aspetta che il fratello più grande finisca l'ora di nuoto o di palestra, ecc.). È ottima cosa abituarsi a portare sempre con sé una piccola scorta di libri.




martedì 13 maggio 2008

Carlo Goldoni e La trilogia della villeggiatura di Anna Durini

Carlo Goldoni ha conosciuto, nell’arco di quasi tre secoli, alterna fortuna di critica, solo di recente in grado di cogliere pienamente la portata innovativa del linguaggio e dell’opera dello scrittore veneziano – per tutto il ’900 poco benevola sia con l’estetica che con l’ideologia goldoniana, forte ancora l’influenza di Croce e De Sanctis.
Il successo fra il pubblico, però, si può considerare pressoché ininterrotto, dalle rappresentazioni allestite dallo stesso Goldoni a quelle odierne, grazie alla sensibilità di artisti che ne mettono in luce la straordinaria attualità, cogliendo nuove sfumature nei contenuti, svolgendo le pieghe dell’anima dei personaggi e mettendo in scena il suo “illuminismo popolare”, che, lungi dal rimuovere le gerarchie sociali, fa luce sul senso di opportunità e adeguatezza alla classe di appartenenza che dovrebbe guidare ciascuno – nobile, borghese, popolano – nelle scelte di vita e nei comportamenti.

Un intellettuale, insomma – ma preferiamo: “artista” – che non celebra i costumi dell’oligarchia al potere e che, pur non scagliandosi contro la stessa in maniera definitiva e netta, ne mette in luce i difetti senza indulgenza, né simpatia. Goldoni reinterpreta la
Commedia dell’arte, svincolandosi dalla banalità e dalla convenzionalità della stessa e contrapponendole un richiamo alla natura e alla realtà quotidiana e, pur allontanandosi con gli anni dalla sua stessa riforma, fa sempre appello al comico, rimarcandone la vivacità intellettuale e le possibilità espressive.
L’idea di un Goldoni tutto cicibeismi e finali lieti e compiaciuti svanisce di fronte all’ultima rappresentazione della
Trilogia della villeggiatura, in tour per l’Italia fino allo scorso 13 aprile, nell’adattamento di Toni Servillo, che ne è anche regista e interprete.

Le smanie, Le avventure e Il ritorno, i tre momenti dell’opera scenica goldoniana, sono qui accorpati in un‘unica rappresentazione, nella quale Servillo, pur muovendo da Strehler, si allontana presto da linee interpretative già seguite per intraprendere, partendo dalla divisione dello spettacolo in due parti e da una propria stesura, un percorso originale e impegnativo, non solo per la durata dello spettacolo – tre ore vissute dallo spettatore in un soffio, grazie ai sapienti cambi di intensità nel ritmo – ma anche, “simmetricamente”, per la sottile “declinazione emotiva” dei personaggi – come rilevato dallo stesso regista, che ci regala un’altra grande prova teatrale con la firma del suo stile straordinario.

L’azione si svolge fra “negozio” e “villa”, fra “ufficio” – la realtà della città, del lavoro, dell’economia e, non ultima, della lotta fra classi sociali – e “vacanza” – intesa proprio come “vacuum”, come “sospensione” dalla realtà – in cui l’effetto ottundente della bambagia che avvolge i protagonisti si manifesta in modo esiziale.
Un impianto di straordinaria complessità.
Ne Le smanie vengono rappresentati i febbrili preparativi della villeggiatura, fra puerili titubanze e imperativi categorici pronunciati dalla moda.
Le avventure scorrono a un ritmo diverso; la “vacanza” dal quotidiano cittadino, fra scoperta dell’eros e frivolezza, rallenta languidamente il flusso temporale, che, pur mantenendosi vivace, si immelanconisce mentre la necessità di lasciare la villa riporta bruscamente i protagonisti alla realtà.
Il Ritorno vede i personaggi di colpo invecchiati senza essere cresciuti, costretti a fare i conti con le difficoltà finanziarie, sull’onda lunga della “dis-inlusio”, del tutto impreparati e inadeguati a operare le importanti scelte di fronte alle quali la vita li catapulta, in specie quelle del cuore, dopo una “éducation sentimentale” disastrosa.

«Credo che nel Ritorno certi fatti e ragionamenti si compiono, se è vero che a decidere sono la mancanza di liquidità e i patteggiamenti del mondo maschile legato alle contraddizioni, di cui il mondo femminile è vittima» afferma Toni Servillo, che non manca di ricordare la presenza di una ricchissima galleria di donne dalla forte personalità nel teatro di Goldoni e nella sua Enciclopedia del femminile.
«Adoro lavorare con le attrici e sento che coltivare questa frequentazione […] è qualcosa di profondamente necessario al teatro. […] Il personaggio di Giacinta, protagonista della Trilogia, è davvero straordinario per complessità e sfumature, [...]. È il personaggio con più risorse, angoli, cassetti chiusi in questo armadio che è il suo cuore».
Per il regista, dunque, Giacinta non è la “Femme sauvante” stimmatizzata “anche” da Goldoni per gli atteggiamenti di eccessiva autonomia e per il piglio dispotico, né un personaggio «patetico» (Michele Bordin); piuttosto incarna “l’intellettuale” – perché in grado di pensare la propria vita.
Non priva di un certo potere – nei Mémoires l’Autore scrive: «Giacinta fait taire tout le monde», sottolineando che il gioco della comunicazione è nelle sue mani – ella finisce con l’abdicare la propria personalità a una scelta (sposare l’uomo che non ama) che, più che imposta dal decoro, è frutto di un “azzeramento” feroce, penosissimo, operato da ella stessa in quel suo continuo rivolgersi al pubblico – alla vita, attendendo risposte che non vengono – nell’ingenua pretesa che il suo “far fare a tutti quel che vuole” non le si ritorca contro. Giacinta è insieme vittima e carnefice. E il suo personaggio diventa l’ipostasi dell’occasione perduta, dell’inane rimpianto, dell’attesa che qualcosa cominci e dell’inconsapevolezza che “tutto comincia con l’essere già cominciato”.
«Giacinta per me ha una valenza addirittura amletica» sottolinea Toni Servillo; «[…] Subisce un mondo, ma consapevole di farne parte e di non fare nulla per cambiarlo. Per cui nel tempo, inacidendosi in quel matrimonio triste, ne assumerà i valori cui sembra contrapporsi».

In scena il regista indossa la “maschera nera” di Ferdinando, lo “Scrocco”, scelleratamente irresistibile, “dia/bolicamente divertente”, adorato e temuto dai “parvenu” che ne apprezzano il brio ma non sottovalutano i suoi strali venefici. Non c’è gaiezza spontanea nel personaggio di Ferdinando; sono sue invece una lucidità sicura e consapevole e un’abilità comunicativa che la sua assoluta fatuità destina alla realizzazione di un matrimonio d’interesse con la vecchia pazza, attempata vedova in vena di ardori adolescenziali, in una sorta di “logica contabile” (non a caso in vacanza Ferdinando stila il bilancio delle vincite al giuoco delle carte), freddamente volta al raggiungimento del suo obiettivo: l’acquisto di una botteguccia.
Toni Servillo individua in lui l’osservatore dei sistemi – sociale, economico, culturale; le sue incursioni – in scena, nella vita dei personaggi – punteggiano il discorso sul “vacuum”. Lo spettatore viene avvinto alla vicenda dalla sua impudenza e dal suo essere privo di tutto, fuorché del talento di “sapersi trovare dove conviene, con chi occorre”.


Toni Servillo si affranca dalla passata retorica della finzione – in cui tutti dicono quello che non pensano, fanno quello che non vogliono, appaiono quello che non sono – facendo interloquire il testo con lo spettatore nella definizione di significato, non solo coinvolgendolo e “chiamandolo” in scena, ma facendogli attuare proiezioni di sé forse imbarazzanti, rendendogli possibile visualizzarsi e vedere il proprio “Life is now” sul palcoscenico, facendolo assistere alla rappresentazione dello sfrenato presenzialismo, del miope “lavoro di facciata” e della dannazione del presente impossibile da godere.
Un ineludibile invito a rimettersi in discussione.

NOTA Le citazioni di Toni Servillo sono estratte da Conversazione con Toni Servillo, per gentile concessione di Edizioni Il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, testi riportati nell’Approfondimento dello spettacolo da Maria Grazia Soavi, Ufficio stampa del Teatro Comunale di Ferrara.


Fiera le libro di Torino 2008

Il paese ospite: Israele
Il tema: la bellezza



r

venerdì 9 maggio 2008

Le fasi di lavorazione del libro I


Vuoi conoscere le fasi di lavorazione di un libro?
Cosa fanno l'editor, il redattore, l'impaginatore?
Guarda l'intervista I
http://www.salentoweb.tv/Internet/categoria.asp?idC=5&idF=889
r

La lavorazione del libro II

Vuoi conoscere le fasi di lavorazione di un libro?
Cosa fanno l'editor, il redattore, l'impaginatore?
Ascolta l'intervista II

http://www.salentoweb.tv/Internet/categoria.asp?idC=5&idF=891
r

martedì 6 maggio 2008

La Besa editrice alla Fiera Internazionale del Libro di Torino


Besa editrice alla Fiera Internazionale del Libro di Torino maggio 2008
Pad. 2 Stand M37 e M33

I APPUNTAMENTO
Sabato 10 maggio ore 12,00
stand Regione Puglia
Padiglione nr. 2
Stand G 14 e G 18 e H13 e H17
L’opera presentata:"Gli autori invisibili. Incontri sulla traduzione letteraria" di Ilide Carmignani
Solo la traduzione può liberare la bellezza intrappolata in un testo letterario straniero, ma chi sono, da dove vengono, come lavorano gli sconosciuti grazie ai quali leggiamo tutta la letteratura del mondo? Gli autori invisibili ce lo racconta dando la parola a editori e scrittori ma soprattutto a grandi traduttori, e attraverso questa arte/mestiere ci racconta anche la storia di tanti libri che amiamo, di come sono nati e cambiati nel lungo viaggio dallo scrittore al loro autore “in seconda”, da altre culture alla nostra.
Fra gli intervistati: Renata Colorni, Claudio Magris, Susanna Basso, Elena Loewenthal, Paolo Nori, Cesare Cases, Yasmina Melaouah, Serena Vitale, Angelo Morino, Pino Cacucci...

«Il volume in cui Ilide Carmignani ha opportunamente assemblato interviste, conversazioni, interventi sul tema del tradurre, in cui a parlare sono alcuni grandi traduttori letterari, è qualcosa che non riguarda soltanto una specifica corporazione (…) riguarda quanti hanno consuetudine con lo scrivere e il leggere. Perché siamo tutti, ogni giorno, ogni momento, dei de-codificatori e dei ri-codificatori, e dunque siamo chiamati a misurarci con sistemi di segni diversi tra loro, ma destinati ad entrare in contatto, a stabilire relazioni, concordanze e opposizioni: a misurarsi.» (dalla prefazione di Ernesto Ferrero)
Relatori: Susanna Basso, Renata Colorni, Marino Sinibaldi

II APPUNTAMENTO
Chi salverà la bellezza? Un percorso tra Storia, storie e viaggi.
La bellezza non è mai stata considerata, nel corso dei secoli, una categoria assoluta e fuori dal tempo: sia la Bellezza come proprietà fisica che la Bellezza nel senso più astratto del termine, ha preso nel corso della Storia dell’uomo, forme e connotazioni diverse:la Bellezza può essere considerata sia espressione di altissima armonia, sia di mostruosità, un po’ ricalcando quello che è accaduto nel medioevo, oppure scherzo, citazione come in tutto il '900. Ma al di là di tutte le possibili connotazioni la Bellezza è l’unica possibilità per l’uomo di riscattarsi dal caos e dall’orrore di questa contemporaneità. Ma la Bellezza è frutto di una sintesi suprema tra le vicissitudini dell’uomo, attraverso i suoi errori, orrori, attraverso i lati più nascosti delle esperienze di ciascuno, attraverso le sue vittorie. E quale migliore forma di supporto e di ausilio se non la Scrittura, e gli scrittori, possono divenire una vera e propria armatura contro tutti i nemici di quest’epoca di continui transitamenti, spesso oscuri, e strumento di costruzione di un futuro tagliato su misura per l’uomo?

Sabato 10 maggio 2008 h. 18,00 – 19,00
stand regione Puglia
Padiglione nr. 2
Stand G 14 e G 18 e H13 e H17
Relatori: Stefano Donno, Andrea Di Consoli
Le opere presentate:“Racconti del ripostiglio”,di Claudio Martini
Chiedi alle nuvole chi sono”, di Giorgio Bona

III APPUNTAMENTO
Lunedì 12 maggio - ore 15-16,
Arena Piemonte
L’opera presentata: “Allunaggio di un immigrato innamorato” di Mihai Mircea Butcovan
Interviene Andrea Bajani

la scrittura delle donne salentine




Finalmente si solleva la polvere dell’oblio dalle scritture delle donne salentine e come in una vera democrazia le si rende accessibili a tutti...

Oggi 6 maggio alle ore 17:30, presso il Conservatorio S. Anna - Lecce (via G. Libertini) Rosanna Basso presenta:

Salento femminile - Collezione digitale http://www.salentofemminile.unile.it/


La collezione digitale si riconnette al progetto Archivio della scrittura femminile salentina, coordinato da Rosanna Basso e da Marisa Forcina, volto a individuare, inventariare e valorizzare le scritture, le pubblicazioni, i fondi e i nuclei documentari che possono aprire uno squarcio sul Salento femminile e contribuire ad accrescerne la conoscenza.

È così possibile reperire in rete la produzione editoriale delle autrici salentine fin qui ricostruita e ritrovata ed in via di ricostruzione e ritrovamento: dalle prime testimonianze note (che risalgono ai primi decenni del secolo XVIII) fino alle pubblicazioni dei soggetti nati prima del 1930. La collezione include una larga varietà di tipologie di scritture: romanzi, novelle, poesie, testi teatrali, narrativa per ragazzi, saggi, articoli su riviste e giornali, recensioni, memorie, libri di viaggio, testi scolastici. I testi sono raccolti sotto il nome dell’autrice, di cui si dà, quando è stato possibile ricomporlo, un breve profilo biografico.
r







domenica 4 maggio 2008

Il nuovo romanzo a puntate di Luciano Pagano

















“Col bene che ti voglio”

romanzo in sedici episodi settimanali
di Luciano Pagano

da Giovedì 8 Maggio su “il Paese nuovo”

in edicola nel Salento e sulle pagine web della testata giornalistica

sabato 3 maggio 2008