venerdì 11 luglio 2008

La letteratura come dissenso - Manni


«Pensare la letteratura come dissenso significa riconoscerle la fun­zione di rappresentare le soggettività e le singolarità, nelle forme del racconto che agisce sul livello simbolico dando senso alla realtà. Non significa connotare la letteratura come militante, ma significa evidenziarne e sollecitarne la criticità di contenuti e l'alterità di for­me rispetto ai canoni di cultura e di stile ritenuti comunemente pre­valenti o sedicenti universali. Il dissenso, concetto complesso e mul­tiforme, va spiegato e ridefinito ad ogni occorrenza e circostanza, e regola se stesso e la pratica di pensiero o di azione che ne deriva se­condo il contesto da cui prende esistenza.

Il dissenso, dunque, è nella prospettiva di rappresentazione del­la realtà e del sé, e si qualifica, spesso suggestivamente, come pro­positivo, creativo, esistenziale, politico, di genere, eversivo, radica­le, ideologico, avvicinandosi così a concetti già noti e riconoscibili. Il dissenso è nella verità, relazionale, molteplice, provvisoria, dei contenuti e soprattutto nell'assertività e autorevolezza dello scarto da una norma sentita avulsa e non corrispondente al soggetto che lo esprime. La ricezione del fatto letterario e l'impianto critico e con­cettuale di riferimento - qui dato dalle prospettive di differenza di genere e multiculturalità consapevolmente situate - sono i fattori che attivano il dissenso e la politicità dei testi.

Il circolo virtuoso dell'ermeneutica tende così ad affermare il significato etico della letteratura e della critica letteraria; a richiamare alla responsabilità intellettuale e alla funzione civile della parola; a sollecitare il pensie­ro a porre "domande importanti"; a spiegare il femminismo quale condizione esistenziale e intellettuale. La narrativa di contenuti, le scritture di vita situata, la criticità del pensiero, in presenza di una ricezione consapevole, rappresentano un possibile argine al dilaga­re della cultura spettacolo e di un malinteso senso di cultura di mas­sa, ingannevole e contraddittorio, perché sostenuto da manipola­zioni consumistiche. Susan Sontag si domandava come riconciliare l'appoggio alla democrazia, intesa come sistema politico, con gli scrupoli sul sistema culturale. Per chi si occupa di didattica e ricer­ca, di creazione e trasmissione del sapere, è una questione aperta e problematica, politica».

Cristina Bracchi
Tratto da Cristina Bracchi (a cura di),
Le dissenzienti - Manni

Pensare la letteratura come dissenso significa riconoscerle la funzione di rappresentazione delle soggettività nelle forme del racconto, spazio ed esercizio di libertà. Non significa connotare la letteratura come militante, ma sollecitarne la criticità di contenuti e l'alterità di forme di rispetto ai canoni di cultura e di stile prevalenti. (dalla quarta di copertina)

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