sabato 7 marzo 2009

2016: la nuova scadenza per il ponte sullo Stretto

L’infrastruttura che dovrebbe unire la Sicilia al resto d’Italia continua a separare cittadini e politica

di Emanuela Boccassini

Giuseppe Cruciani in “Questo ponte s’ha da fare” (Rizzoli, 2009) dichiara: «Non c’è ragione al mondo che impedisca di unire ciò che è separato da poco più di tre chilometri». Ma, il ponte che dovrebbe collegare la Sicilia al resto d’Italia, ha diviso l’intero paese. Parte dei Siciliani sono favorevoli, alcuni Calabresi contrari. La destra lo vorrebbe, la sinistra, gli ambientalisti e i verdi sono ostili.

Tale disegno, considerato dai suoi detrattori un’opera “colossale” e non di primaria esigenza, dovrebbe unire, attraversando lo stretto di Messina, Ganzirri in Sicilia con Cannitello in Calabria. Il ponte sospeso, costituito da sei corsie per auto e moto-veicoli e due binari, dovrebbe essere a “campata unica” sostenuto da due pilastri (di circa 400 metri di altezza). Il progetto prevede una solidità tale da sopportare sollecitazioni sismiche simili a quelle del terremoto che devastò Messina nel 1908 (7,1 magnitudo Richter).
Secondo la parte dissidente il denaro utilizzato per tale iniziativa potrebbe essere speso fruttuosamente per rendere efficienti e funzionanti le infrastutture. Secondo il Polo delle Libertà, il ponte offrirà al Sud un rilancio economico, sia per il ritorno occupazionale, sia per l’enorme intervento sulle infrastrutture, strettamente collegato alla realizzazione del ponte. Infatti i fautori di questa “cerniera” hanno tenuto sempre in conto la necessità di migliorare le strade e sviluppare le ferrovie siciliane per una continuità col continente.

È prevista, nel piano dell’opera, una miglioria delle autostrade Salerno-Reggio, Messina-Catania, Messina-Palermo e della ferrovia che congiungerà Napoli e Reggio fino al capoluogo della regione siciliana. Inoltre, secondo i promotori, la struttura porterebbe prestigio al paese, risultando una rilevante “attrazione turistica”: se sarà realizzato in base al progetto approvato, batterebbe tutti gli attuali record mondiali per i ponti sospesi.
I detrattori, d’altro canto, non convinti della facilitazione dei trasporti, parlano anche di “impatto ambientale”. Lo stretto di Messina è contraddistinto da forti correnti e masse d’aria che creano un particolare ecosistema marino e aereo. Tuttavia, i favorevoli al ponte rammentano l’inquinamento procurato dal via vai dei traghetti, i quali hanno reso lo stretto una “trafficata strada urbana”. C’è infine chi paventa il coinvolgimento delle organizzazioni criminali nella costruzione del ponte.

Prima di bandire il concorso per il progetto, è stata “assoldata” una squadra eterogenea di esperti, affinché si valutassero tutti gli aspetti legati alla realizzazione dell’enorme struttura: dal sistema di sospensione, alle carpenterie metalliche e al calcestruzzo. Da studi geologici ad analisi sismiche.
C’è chi mostra perplessità sulla struttura unica. Infatti Remo Calzona, professore e coordinatore del comitato scientifico del ponte, in un suo scritto (“La ricerca non ha fine – Il ponte sullo stretto di Messina”, Dei – Tipografia del Genio Civile, 2002) sostiene la mancanza di certezze offerte dalla soluzione proposta, soprattutto riguardo il transito dei treni, e suggerisce tre campate, a suo avviso, più sicure ed economiche.

Al di là delle speculazioni e degli interessi personali, ciò che dovrebbe essere veramente valutato è la struttura geofisica dello stretto. Il suolo è abbastanza solido? La sicurezza del territorio non dovrebbe venire prima della costruzione di qualsiasi opera? L’approvvigionamento idrico per la sua realizzazione risulterebbe difficile in un’isola in via di desertificazione? I dati geodinamici (recentemente messi in luce dall’ENEA, ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente) mettono in luce un «sollevamento della costa calabrese rispetto a quella sicula». Ma, soprattutto, sembra che sia in atto uno spostamento tettonico tra le due coste dello stretto di Messina di 1 cm all’anno, provocando in un secolo un’apertura di un metro, che non potrà essere “sistemata” da impianti meccanici. Quindi, quali ripercussioni si avranno sulla struttura che collega la Sicilia alla Calabria?
Sembra comunque che i lavori inizieranno l’anno prossimo per terminare dopo sei anni, così, forse, nel 2016 potremo andare in Sicilia attraversando l’“ottava meraviglia del mondo”, tanto contestata!

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