
«Pensare la letteratura come dissenso significa riconoscerle la funzione di rappresentare le soggettività e le singolarità, nelle forme del racconto che agisce sul livello simbolico dando senso alla realtà. Non significa connotare la letteratura come militante, ma significa evidenziarne e sollecitarne la criticità di contenuti e l'alterità di forme rispetto ai canoni di cultura e di stile ritenuti comunemente prevalenti o sedicenti universali. Il dissenso, concetto complesso e multiforme, va spiegato e ridefinito ad ogni occorrenza e circostanza, e regola se stesso e la pratica di pensiero o di azione che ne deriva secondo il contesto da cui prende esistenza.
Il dissenso, dunque, è nella prospettiva di rappresentazione della realtà e del sé, e si qualifica, spesso suggestivamente, come propositivo, creativo, esistenziale, politico, di genere, eversivo, radicale, ideologico, avvicinandosi così a concetti già noti e riconoscibili. Il dissenso è nella verità, relazionale, molteplice, provvisoria, dei contenuti e soprattutto nell'assertività e autorevolezza dello scarto da una norma sentita avulsa e non corrispondente al soggetto che lo esprime. La ricezione del fatto letterario e l'impianto critico e concettuale di riferimento - qui dato dalle prospettive di differenza di genere e multiculturalità consapevolmente situate - sono i fattori che attivano il dissenso e la politicità dei testi.
Il circolo virtuoso dell'ermeneutica tende così ad affermare il significato etico della letteratura e della critica letteraria; a richiamare alla responsabilità intellettuale e alla funzione civile della parola; a sollecitare il pensiero a porre "domande importanti"; a spiegare il femminismo quale condizione esistenziale e intellettuale. La narrativa di contenuti, le scritture di vita situata, la criticità del pensiero, in presenza di una ricezione consapevole, rappresentano un possibile argine al dilagare della cultura spettacolo e di un malinteso senso di cultura di massa, ingannevole e contraddittorio, perché sostenuto da manipolazioni consumistiche. Susan Sontag si domandava come riconciliare l'appoggio alla democrazia, intesa come sistema politico, con gli scrupoli sul sistema culturale. Per chi si occupa di didattica e ricerca, di creazione e trasmissione del sapere, è una questione aperta e problematica, politica».
Cristina Bracchi
Tratto da Cristina Bracchi (a cura di), Le dissenzienti - Manni
Il dissenso, dunque, è nella prospettiva di rappresentazione della realtà e del sé, e si qualifica, spesso suggestivamente, come propositivo, creativo, esistenziale, politico, di genere, eversivo, radicale, ideologico, avvicinandosi così a concetti già noti e riconoscibili. Il dissenso è nella verità, relazionale, molteplice, provvisoria, dei contenuti e soprattutto nell'assertività e autorevolezza dello scarto da una norma sentita avulsa e non corrispondente al soggetto che lo esprime. La ricezione del fatto letterario e l'impianto critico e concettuale di riferimento - qui dato dalle prospettive di differenza di genere e multiculturalità consapevolmente situate - sono i fattori che attivano il dissenso e la politicità dei testi.
Il circolo virtuoso dell'ermeneutica tende così ad affermare il significato etico della letteratura e della critica letteraria; a richiamare alla responsabilità intellettuale e alla funzione civile della parola; a sollecitare il pensiero a porre "domande importanti"; a spiegare il femminismo quale condizione esistenziale e intellettuale. La narrativa di contenuti, le scritture di vita situata, la criticità del pensiero, in presenza di una ricezione consapevole, rappresentano un possibile argine al dilagare della cultura spettacolo e di un malinteso senso di cultura di massa, ingannevole e contraddittorio, perché sostenuto da manipolazioni consumistiche. Susan Sontag si domandava come riconciliare l'appoggio alla democrazia, intesa come sistema politico, con gli scrupoli sul sistema culturale. Per chi si occupa di didattica e ricerca, di creazione e trasmissione del sapere, è una questione aperta e problematica, politica».
Cristina Bracchi
Tratto da Cristina Bracchi (a cura di), Le dissenzienti - Manni
Pensare la letteratura come dissenso significa riconoscerle la funzione di rappresentazione delle soggettività nelle forme del racconto, spazio ed esercizio di libertà. Non significa connotare la letteratura come militante, ma sollecitarne la criticità di contenuti e l'alterità di forme di rispetto ai canoni di cultura e di stile prevalenti. (dalla quarta di copertina)
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