mercoledì 28 maggio 2008
giovedì 22 maggio 2008
Su Hitler di Genna (Mondadori 2008)

domenica 18 maggio 2008
Ermeneutica e politica di Sandro Ciurlia

Il libro di Sandro Ciurlia dal titolo “Ermeneutica e politica”, piuttosto agevole e di gradevole lettura (ma questo non induca a pensare che si tratti di un lavoro leggero e privo del rigore necessario che lo rende densissimo di spunti di riflessione) ha la sua utilità nell’essere una vera e propria bussola che aiuta il viaggiatore a comprendere qual è la giusta direzione per non lasciarsi abbindolare dai tanti furbetti dell’ultima ora che spesso abusivamente occupano le colonne dei più prestigiosi quotidiani nazionali, le lucide e sbrilluccicanti poltrone di Porta a Porta, e che puntualmente dimostrano con le loro parole e i loro fatti che a tutto pensano fuorchè all’interesse del cittadino. E dunque Ciurlia parte da un desiderio di proporre una base di analisi che parta da una serie di elementi che la politica attuale, pare abbia dimenticato: il procedere scientifico nell’ambito della stessa Scienza Politica (ovvero un percorso seguito dagli studiosi del settore al fine di raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile, attraverso la raccolta di evidenza empirica e misurabile attraverso l'osservazione e l'esperimento. Leggiamo a pag. 129: “ Dunque, vanno colte regolarità e variazioni del comportamento umano; va perseguita la weberiana Wertfreiheit, per separare la valutazione individuale – soggettiva e potenzialmente fallace – dal giudizio oggettivo, fondato su dati di fatto; vanno considerati i risultati cui giunge la scienza politica come parte integrante della vita sociale, per effettuare un’operazione di costante monitoraggio delle emergenze politico-sociali con le quali i governi delle nazioni sono tenuti a confrontarsi”); riprendere il possesso del vero significato del termine ermeneutica (“L’Ermeneutica rimane una tecnica che educa al confronto. Vale come una sintesi del passato e come un investimento per l’avvenire” - pag. 92); la necessità dell’attenzione allo scambio aperto di vedute, al quotidiano e alla persona come impegno normativo, etico, sociale, intellettuale che valuti e tenga sott’occhio tutta l’ampiezza dell’umanità concreta dalla più umile alla più agiata condizione materiale, perché venga a crearsi una doppia corrispondenza gestionale di informazioni tra vertice e base; l’apertura alla critica e all’autocritica (nella saggistica letteraria a tal proposito si legga il bellissimo saggio di Alfonso Berardinelli pubblicato da Einaudi dal titolo “Poesia non poesia”) indispensabili elementi genomatici dell’homo politicus novus.
Nel volume di Ciurlia dunque troviamo proposta un’alternativa alla tradizionale concezione dell'ermeneutica quale metodo basato solo sull'uso dell'ipotesi e non come struttura sistemica della comprensione che apre e costruisce l’orizzonte del futuro, vengono analizzati i più interessanti passaggi dell'ermeneutica contemporanea (in particolare nella versione proposta da Gadamer,ma trovano posto anche Ferraris, Riceour, Palmer, Barman, solo per citarne alcuni), vengono evidenziati i tanti punti oscuri e deboli della tradizione filosofica dell’ermeneutica contemporanea, e le numerose suggestioni che l'ermeneutica riesce ancora a fornire. Questo nella I Parte del volume. La Parte II de libro, offre al lettore un'idea di ermeneutica non solo come stile di pensiero, fondato su un modello di ragione finito e fallibile, ma strumento fenomenologicamente operazionale produttivo di norme, che fa i conti con l’assoluta caoticità dell'esperienza, della realtà, che sembra diventata ormai un ostacolo insormontabile per l’ermeneuta al fine di comprendere cosa c’è veramente sotto i dogmi e i principi assoluti. Sandro Ciurlia sembra poi volerci dare un ulteriore suggerimento, forse una provocazione quasi a volerci a bassa voce sottolineare il fatto che ormai le regole che governano la produzione politica sui media sono certamente più impegnative di quelle che governano i testi politici, e che a un vero politico una sfida del genere non dovrebbe assolutamente dispiacere!
Sandro Ciurla è ricercatore di Storia delle dottrine politiche presso l'Università di Camerino. Ha fondato, nel 1998, "Arché, Rivista di filosofia". Collabora con numerose riviste nazionali di filosofia e di cultura storico-politica. Di recente, ha pubblicato su Leibniz: Antonio Corsano e la filosofia analitica: il pensiero giovanile di Leibniz (Galatina, Congedo, 2002) e Unitas in varietate. Ragione nominalistica e ragione ermeneutica in Leibniz (Galatina, Congedo, 2004); Diritto, Giustizia, Stato. Leibniz e la rifondazione etica della politica (Lecce, Pensa MultiMedia, 2005)
Sandro Ciurlia, Ermeneutica e politica – L’interpretazione come modello di razionalità, Edizioni Il Prato, collana iCentotalleri, pp. 216.
venerdì 16 maggio 2008
giovedì 15 maggio 2008
Nati per leggere
Amare la lettura attraverso un gesto d'amore: un adulto che legge una storia. Ogni bambino ha diritto ad essere protetto non solo dalla malattia e dalla violenza ma anche dalla mancanza di adeguate occasioni di sviluppo affettivo e cognitivo. Questo è il cuore di Nati per Leggere. Dal 1999, il progetto ha l'obiettivo di promuovere la lettura ad alta voce ai bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni.
Nati per leggere, è promosso dall'alleanza tra bibliotecari e pediatri attraverso le seguenti associazioni:
L'Associazione Culturale Pediatri - ACP che riunisce tremila pediatri italiani con fini esclusivamente culturali
L'Associazione Italiana Biblioteche che associa oltre quattromila tra bibliotecari, biblioteche, centri di documentazione, servizi di informazione operanti nei diversi ambiti della professione
Il Centro per la Salute del Bambino - ONLUS, che ha come fini statutari attività di formazione, ricerca e solidarietà per l'infanzia.
da: nati per leggere Piemonte
L'amore per il libro nasce e cresce in famiglia
Come creare le condizioni ambientali perché la lettura diventi attività gradita a grandi e piccoli
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Scegliere un angolo della casa particolarmente confortevole e tranquillo in cui l'illuminazione e gli arredi favoriscano un atteggiamento morbido e rilassato. Bastano una sedia o una poltrona comoda, o un angolo di pavimento coperto da un tappeto e qualche cuscino (ricordare che il pavimento è superficie graditissima al bambino...) È importante che l'angolo prescelto diventi, nel tempo, il luogo della lettura e segnali quindi l'ingresso in uno spazio ricco di intimità, di fantasia e di affetto. Le posizioni della lettura sono tante quanti sono i lettori, ma quando si legge con un bambino piccolo occorre tenerlo in braccio (o molto vicino) e fargli capire che leggere con lui è un po' come fargli "le coccole".
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Scegliere un momento (o meglio ancora, più momenti) della giornata in cui è possibile, per il bambino, concedere una pausa all'inesausta attività fisica (dopo i pasti, dopo il bagnetto, prima del sonnellino, durante uno spuntino ecc.)
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Eliminare, per quanto è possibile, le fonti di rumore o di distrazione (spegnere la TV, attenuare le fonti luminose, evitare le intrusioni di altre persone, gli inopportuni squilli di telefoni cellulari e non, ecc)
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Rendere la lettura un evento quotidiano, atteso e desiderato. Instaurare questa abitudine non è sempre facilissimo: più tardi si comincia, più è difficile. È necessario non scoraggiarsi per eventuali insuccessi e pur senza assumere atteggiamenti autoritari, dare per scontato che prima o poi il bambino si lascerà conquistare.
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Tenere a disposizione del bambino molti libri e lasciare che sia lui a scegliere quello da leggere. È bene che i libri siano tenuti in un cestino o in una scatola posta nell'angolo della lettura in modo che il bambino possa facilmente raggiungerli
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Abituarsi a frequentare la biblioteca per aumentare la disponibilità dei libri. Spesso gli adulti hanno qualche riserva nel prendere a prestito libri per un bambino di pochi anni. Temono, in particolare, che il piccolo li tratti con troppa disinvoltura e li danneggi. I libri proposti ai bambini sotto i tre anni, tuttavia, sono fatti di materiale molto robusto, sono lavabili e resistono a molti maltrattamenti. Se qualche danno si produce non è cosa irreparabile e si può contare sulla comprensione dei bibliotecari. È importante insegnare ai bambini il rispetto per i libri, ma ancor più importante è far crescere in loro un senso di amicizia, di famigliarità e piacere offrendo libri che rispondono (e resistono) alle legittime necessità di manipolazione.
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Ricordare che oltre agli angoli e ai momenti "ideali" per la lettura esistono altri angoli e altri momenti della giornata in cui la lettura può essere utilmente proposta: i luoghi e i tempi delle attese (durante gli spostamenti, in coda al supermercato o all'ufficio postale, nelle sale d'aspetto di uffici e studi medici, ai giardinetti, mentre si aspetta che il fratello più grande finisca l'ora di nuoto o di palestra, ecc.). È ottima cosa abituarsi a portare sempre con sé una piccola scorta di libri.
martedì 13 maggio 2008
Carlo Goldoni e La trilogia della villeggiatura di Anna Durini
Il successo fra il pubblico, però, si può considerare pressoché ininterrotto, dalle rappresentazioni allestite dallo stesso Goldoni a quelle odierne, grazie alla sensibilità di artisti che ne mettono in luce la straordinaria attualità, cogliendo nuove sfumature nei contenuti, svolgendo le pieghe dell’anima dei personaggi e mettendo in scena il suo “illuminismo popolare”, che, lungi dal rimuovere le gerarchie sociali, fa luce sul senso di opportunità e adeguatezza alla classe di appartenenza che dovrebbe guidare ciascuno – nobile, borghese, popolano – nelle scelte di vita e nei comportamenti.
Un intellettuale, insomma – ma preferiamo: “artista” – che non celebra i costumi dell’oligarchia al potere e che, pur non scagliandosi contro la stessa in maniera definitiva e netta, ne mette in luce i difetti senza indulgenza, né simpatia. Goldoni reinterpreta la Commedia dell’arte, svincolandosi dalla banalità e dalla convenzionalità della stessa e contrapponendole un richiamo alla natura e alla realtà quotidiana e, pur allontanandosi con gli anni dalla sua stessa riforma, fa sempre appello al comico, rimarcandone la vivacità intellettuale e le possibilità espressive.
L’idea di un Goldoni tutto cicibeismi e finali lieti e compiaciuti svanisce di fronte all’ultima rappresentazione della Trilogia della villeggiatura, in tour per l’Italia fino allo scorso 13 aprile, nell’adattamento di Toni Servillo, che ne è anche regista e interprete.
Le smanie, Le avventure e Il ritorno, i tre momenti dell’opera scenica goldoniana, sono qui accorpati in un‘unica rappresentazione, nella quale Servillo, pur muovendo da Strehler, si allontana presto da linee interpretative già seguite per intraprendere, partendo dalla divisione dello spettacolo in due parti e da una propria stesura, un percorso originale e impegnativo, non solo per la durata dello spettacolo – tre ore vissute dallo spettatore in un soffio, grazie ai sapienti cambi di intensità nel ritmo – ma anche, “simmetricamente”, per la sottile “declinazione emotiva” dei personaggi – come rilevato dallo stesso regista, che ci regala un’altra grande prova teatrale con la firma del suo stile straordinario.
L’azione si svolge fra “negozio” e “villa”, fra “ufficio” – la realtà della città, del lavoro, dell’economia e, non ultima, della lotta fra classi sociali – e “vacanza” – intesa proprio come “vacuum”, come “sospensione” dalla realtà – in cui l’effetto ottundente della bambagia che avvolge i protagonisti si manifesta in modo esiziale.
Un impianto di straordinaria complessità.
Ne Le smanie vengono rappresentati i febbrili preparativi della villeggiatura, fra puerili titubanze e imperativi categorici pronunciati dalla moda.
Le avventure scorrono a un ritmo diverso; la “vacanza” dal quotidiano cittadino, fra scoperta dell’eros e frivolezza, rallenta languidamente il flusso temporale, che, pur mantenendosi vivace, si immelanconisce mentre la necessità di lasciare la villa riporta bruscamente i protagonisti alla realtà.
Il Ritorno vede i personaggi di colpo invecchiati senza essere cresciuti, costretti a fare i conti con le difficoltà finanziarie, sull’onda lunga della “dis-inlusio”, del tutto impreparati e inadeguati a operare le importanti scelte di fronte alle quali la vita li catapulta, in specie quelle del cuore, dopo una “éducation sentimentale” disastrosa.
«Credo che nel Ritorno certi fatti e ragionamenti si compiono, se è vero che a decidere sono la mancanza di liquidità e i patteggiamenti del mondo maschile legato alle contraddizioni, di cui il mondo femminile è vittima» afferma Toni Servillo, che non manca di ricordare la presenza di una ricchissima galleria di donne dalla forte personalità nel teatro di Goldoni e nella sua Enciclopedia del femminile.
«Adoro lavorare con le attrici e sento che coltivare questa frequentazione […] è qualcosa di profondamente necessario al teatro. […] Il personaggio di Giacinta, protagonista della Trilogia, è davvero straordinario per complessità e sfumature, [...]. È il personaggio con più risorse, angoli, cassetti chiusi in questo armadio che è il suo cuore».
Per il regista, dunque, Giacinta non è la “Femme sauvante” stimmatizzata “anche” da Goldoni per gli atteggiamenti di eccessiva autonomia e per il piglio dispotico, né un personaggio «patetico» (Michele Bordin); piuttosto incarna “l’intellettuale” – perché in grado di pensare la propria vita.
Non priva di un certo potere – nei Mémoires l’Autore scrive: «Giacinta fait taire tout le monde», sottolineando che il gioco della comunicazione è nelle sue mani – ella finisce con l’abdicare la propria personalità a una scelta (sposare l’uomo che non ama) che, più che imposta dal decoro, è frutto di un “azzeramento” feroce, penosissimo, operato da ella stessa in quel suo continuo rivolgersi al pubblico – alla vita, attendendo risposte che non vengono – nell’ingenua pretesa che il suo “far fare a tutti quel che vuole” non le si ritorca contro. Giacinta è insieme vittima e carnefice. E il suo personaggio diventa l’ipostasi dell’occasione perduta, dell’inane rimpianto, dell’attesa che qualcosa cominci e dell’inconsapevolezza che “tutto comincia con l’essere già cominciato”.
«Giacinta per me ha una valenza addirittura amletica» sottolinea Toni Servillo; «[…] Subisce un mondo, ma consapevole di farne parte e di non fare nulla per cambiarlo. Per cui nel tempo, inacidendosi in quel matrimonio triste, ne assumerà i valori cui sembra contrapporsi».
In scena il regista indossa la “maschera nera” di Ferdinando, lo “Scrocco”, scelleratamente irresistibile, “dia/bolicamente divertente”, adorato e temuto dai “parvenu” che ne apprezzano il brio ma non sottovalutano i suoi strali venefici. Non c’è gaiezza spontanea nel personaggio di Ferdinando; sono sue invece una lucidità sicura e consapevole e un’abilità comunicativa che la sua assoluta fatuità destina alla realizzazione di un matrimonio d’interesse con la vecchia pazza, attempata vedova in vena di ardori adolescenziali, in una sorta di “logica contabile” (non a caso in vacanza Ferdinando stila il bilancio delle vincite al giuoco delle carte), freddamente volta al raggiungimento del suo obiettivo: l’acquisto di una botteguccia.
Toni Servillo individua in lui l’osservatore dei sistemi – sociale, economico, culturale; le sue incursioni – in scena, nella vita dei personaggi – punteggiano il discorso sul “vacuum”. Lo spettatore viene avvinto alla vicenda dalla sua impudenza e dal suo essere privo di tutto, fuorché del talento di “sapersi trovare dove conviene, con chi occorre”.
Toni Servillo si affranca dalla passata retorica della finzione – in cui tutti dicono quello che non pensano, fanno quello che non vogliono, appaiono quello che non sono – facendo interloquire il testo con lo spettatore nella definizione di significato, non solo coinvolgendolo e “chiamandolo” in scena, ma facendogli attuare proiezioni di sé forse imbarazzanti, rendendogli possibile visualizzarsi e vedere il proprio “Life is now” sul palcoscenico, facendolo assistere alla rappresentazione dello sfrenato presenzialismo, del miope “lavoro di facciata” e della dannazione del presente impossibile da godere.
Un ineludibile invito a rimettersi in discussione.
NOTA Le citazioni di Toni Servillo sono estratte da Conversazione con Toni Servillo, per gentile concessione di Edizioni Il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, testi riportati nell’Approfondimento dello spettacolo da Maria Grazia Soavi, Ufficio stampa del Teatro Comunale di Ferrara.
venerdì 9 maggio 2008
Le fasi di lavorazione del libro I
Cosa fanno l'editor, il redattore, l'impaginatore?
Guarda l'intervista I
http://www.salentoweb.tv/Internet/categoria.asp?idC=5&idF=889
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La lavorazione del libro II
Cosa fanno l'editor, il redattore, l'impaginatore?
Ascolta l'intervista II
http://www.salentoweb.tv/Internet/categoria.asp?idC=5&idF=891
r
martedì 6 maggio 2008
La Besa editrice alla Fiera Internazionale del Libro di Torino

Fra gli intervistati: Renata Colorni, Claudio Magris, Susanna Basso, Elena Loewenthal, Paolo Nori, Cesare Cases, Yasmina Melaouah, Serena Vitale, Angelo Morino, Pino Cacucci...
«Il volume in cui Ilide Carmignani ha opportunamente assemblato interviste, conversazioni, interventi sul tema del tradurre, in cui a parlare sono alcuni grandi traduttori letterari, è qualcosa che non riguarda soltanto una specifica corporazione (…) riguarda quanti hanno consuetudine con lo scrivere e il leggere. Perché siamo tutti, ogni giorno, ogni momento, dei de-codificatori e dei ri-codificatori, e dunque siamo chiamati a misurarci con sistemi di segni diversi tra loro, ma destinati ad entrare in contatto, a stabilire relazioni, concordanze e opposizioni: a misurarsi.» (dalla prefazione di Ernesto Ferrero)
II APPUNTAMENTO
III APPUNTAMENTO
Lunedì 12 maggio - ore 15-16,
Arena Piemonte
Interviene Andrea Bajani
la scrittura delle donne salentine
Finalmente si solleva la polvere dell’oblio dalle scritture delle donne salentine e come in una vera democrazia le si rende accessibili a tutti...
Oggi 6 maggio alle ore 17:30, presso il Conservatorio S. Anna - Lecce (via G. Libertini) Rosanna Basso presenta:
Salento femminile - Collezione digitale http://www.salentofemminile.unile.it/
La collezione digitale si riconnette al progetto Archivio della scrittura femminile salentina, coordinato da Rosanna Basso e da Marisa Forcina, volto a individuare, inventariare e valorizzare le scritture, le pubblicazioni, i fondi e i nuclei documentari che possono aprire uno squarcio sul Salento femminile e contribuire ad accrescerne la conoscenza.
È così possibile reperire in rete la produzione editoriale delle autrici salentine fin qui ricostruita e ritrovata ed in via di ricostruzione e ritrovamento: dalle prime testimonianze note (che risalgono ai primi decenni del secolo XVIII) fino alle pubblicazioni dei soggetti nati prima del 1930. La collezione include una larga varietà di tipologie di scritture: romanzi, novelle, poesie, testi teatrali, narrativa per ragazzi, saggi, articoli su riviste e giornali, recensioni, memorie, libri di viaggio, testi scolastici. I testi sono raccolti sotto il nome dell’autrice, di cui si dà, quando è stato possibile ricomporlo, un breve profilo biografico.
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domenica 4 maggio 2008
Il nuovo romanzo a puntate di Luciano Pagano

“Col bene che ti voglio”
romanzo in sedici episodi settimanali
di Luciano Pagano
da Giovedì 8 Maggio su “il Paese nuovo”
in edicola nel Salento e sulle pagine web della testata giornalistica